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Bartoli

    Donatella Bartoli

    È nata a Trieste l’11 dicembre del 1962, e dopo aver completato il regolare corso di studi che l’ha inserita nel mondo dell’insegnamento, è brillantemente riuscita a coniugare la realtà del mondo della scuola con l’attività di poetessa e pittrice.

    Il suo esordio come pittrice risale al 1998 con la partecipazione ad una collettiva degli allievi della “Libera scuola di figura Nino Perizi” allestita presso il Museo Revoltella di Trieste.

    La sua prima Personale è del 2002 al Palazzo Galatti sede della Provincia di Trieste. Dopo l’esordio ha esposto con continuità: nel 2002è agli Arsenali Storici di Amalfi e a Torino presso la Galleria “La Telaccia”; nel 2003 a Bologna presso la Galleria “Gnaccarini” e al Museo del Sannio di Benevento per “Abracadabra” una mostra nel segno della magia e a Lignano Sabbiadoro (UD) alla Galleria CitY”; nel 2004 a Parigi mostra collettiva al Salon des Artistes Indépendants e a Capri al Palazzo dei Congressi, partecipa, sempre nel 2004 alla Fiera dell’Arte a Reggio Emilia.

    Per le collettive itineranti “Un mondo senza confini”organizzate dall’Art Gallery di Trieste che si propongono di unire nel segno della pace con il linguaggio dell’Arte i paesi confinanti ove si sono svolti i due conflitti mondiali ha partecipato con continuità partendo dal 2000 alle collettive di Trento, Bassano del Grappa, Trieste, castello di Seunica (SLO) Roganska Slatina (SLO), Tarcento(UD), Klagenfurt e Salisburgo (A), Castello di Duino (TS). Nella città natia ha esposto in mostre personali presso i celebri caffè storico-letterari quali il Caffè san Marco e Tommaseo realizzandovi serate che coniugavano l’arte visiva alla poesia e alla musica. E’ invitata alla Biennale Giuliana d’arte nel 2005 sia a Grado (GO) che a Trieste. Nel 2006 “ARTETEATRO” presso il teatro Flaminio di Roma dove espone insieme a importanti artisti quali Dario Fo, Paolo Conte, Tony Esposito, Gino Paoli. Sempre nel 2006 con la collaborazione della Reale Ambasciata di Norvegia partecipa ad Amalfi alla collettiva “Omaggio ad Ibsen” e ad Helsinki espone nello stesso anno all’Istituto Italiano di Cultura, nello stesso anno è a Taormina ospite dell’Associazione culturale Athena con l’egida della regione Siciliana e delle province di Palermo e Messina. Nel 2007 realizza una Personale presso la Banca del Credito Cooperativo del Carso di Opicina (TS) e a Villa Cattaneo presso san Quirino (PN). Nel 2008 partecipa con una mostra personale in diretta alla trasmissione televisiva “Carpe diem” sul canale SKY diretta e condotta dal critico d’arte Andrea Dipré . Nel 2008 partecipa ad “ART en capital” presso il prestigioso Grand Palais des Champs Elysées di Parigi organizzato dalla Società degli Artisti Indipendenti. Nel 2009 esce il suo libro “Come fiamma a lungo covata” Luglio Ed. autobiografia di una donna dai fornelli al sacro fuoco dell’Arte e contemporaneamente realizza, oltre alle Presentazioni del libro, Personali a san Daniele del Friuli (UD) alla Galleria Donna Innovation, alla stazione della trenovia di Opicina “Arte al tram”, a Sydney presso l’Istituto Italiano di Cultura e a Shanghai. Nel 2010 Personale al Centro Didattico Naturalistico Forestale di Basovizza (TS) e nel 2011 Personale dal titolo “Origini” presso il Molinetto della Croda di Refrontolo (TV) e presso la Galleria “La Spadarina” di Piacenza. Personale nel 2011 a Trieste presso la Galleria Linea d’Arte presentata dal critico Enzo Rosso. Nel 2012 Personale alla Galleria “Bottega dell’Immagine” di Trieste.

    “Nella pittura di Donatella Bartoli non è difficile riconoscere una linea ideale di continuità tra sogno e immagine, una linea di amore, che richiama il ricordo delle ore felici, rivissuti nella trasfigurazione dell’arte per rappresentare graficamente e coloristicamente ideali e sentimenti che si esprimono nelle opere pittoriche e si fanno poesia. Appare quanto mai positiva la sua ricerca espressiva, che non nasce esclusivamente da studi vasariani o da una attenzione alla cultura ottocento-novecentesca di impronta nietschiana, quanto invece da un percorso attento alle forme e ai colori e alla considerazione del travaglio del pensiero filosofico del nostro tempo.”

    Prof. Salvatore Ruju


    La mostra propone una rivisitazione sintetica ed essenziale, a volte quasi graffiante, del Carso. Quest’ultimo viene visualizzato, attraverso un cromatismo vivace e segnico e secondo un’iconografia diversa da quella tradizionale, offrendoci un’interpretazione efficace della natura del nostro altipiano. Tale tipo di rappresentazione testimonia di conseguenza una riflessione sul carattere sostanzialmente schivo dei triestini. Per dirla con Saba “Trieste ha una scontrosa/grazia. Se piace,/ è come un ragazzaccio, aspro e vorace,/ con gli occhi azzurri e mani troppo grandi/ per regalare un fiore, come un amore/ con gelosia”.

    Marianna Accerboni

     
    “A volte bastano pochi tratti di una fisionomia, poche parole per delineare un carattere, un modo di essere, per individuare un’identità fino ad allora sconosciuta. In arte dovrebbe essere sempre così. Una pennellata, una scelta di colore, un tratto, una sfumatura dovrebbero consentirel’identificazione di un Artista senza possibilità d’equivoco. Ogni quadro, ogni Opera come ritratto del suo Autore, quasi un documento d’identità inoppugnabile e certificante. Se quello di cui stò parlando è la riconoscibilità di un Artista, è il miglior connotato di chi fa Arte; la possibilità di essere riconosciuto senza possibilità di errore, senza timore di essere confuso con il tale, di ricordare un po’ troppo il talaltro, Donatella Bartoli è il riconoscibile. Ha questa fortuna, anzi, ha sviluppato questa capacità elaborando un codice di segni, forme e colori sempre personali e capaci di far riconoscere una sua opera al primo sguardo. I suoi personaggi, le sue ambientazioni, siano esse rocce o paesaggi boschivi, hanno impressa l’identità che proviene loro dalla personalità peculiare di quest’artista che ha il vigore di un pittore consumato e il sorriso e la dolcezza di una bimba.”

    Beppe Palomba

     
    La figurazione di Donatella Bartoli contiene nel suo nucleo generatore la memoria di una realtà riconoscibile, ma si sviluppa secondo moduli compositivi che trascendono il paesaggio, adottandone alcuni suoi elementi che poi funzionano da traccia grafica della pittura. In tal modo le presenze vegetali, le linee morfologiche del territorio (il Carso sopratutto), le rocce calcaree che digradano verso il mare, l’andamento della costa, l’orizzonte, impegnano l’autrice in un fraseggio di segmenti, qualche volta prodotti anche con il rovescio del pennello e quindi incisi, che costituiscono la nervatura dell’immagine.

    Enzo Santese
     

    Da Capri tornai al Carso con questa esperienza di opulenza botanica ancora negli occhi e percepii lo stridore fra quella feracità e le stentoree inflorescenze carsiche che solo a fatica riescono solo ad affermarsi. Mi accorsi della particolare bellezza che queste forme vegetali emanano sfidando l’aridità del suolo e il clima avverso nella lotta per la vita. Ma c’è di più, non si può non percepire il fatto che la nostra terra abbia assorbito la sofferenza dei conflitti che qui sono imperversati, il sangue versato dai poveri fanti nella prima guerra mondiale, che proprio sul Carso morirono per conquistare un insignificante cocuzzolo pietroso dopo mesi e mesi di sfinite battaglie… Vorrei poter un giorno dipingere un Carso liberato da tutto questo dolore e dalle sofferenze che gli uomini si sono inflitti a vicenda e che sono impresse in modo indelebile nei suoi solchi, vorrei riuscire a compiere questa operazione magica di liberazione per lenire i lamenti che ancora vi si respirano. … Subito ripenso alla mia Trieste, al tempo in cui anche questa città era ricca di traffici marittimi, mentre ora langue dopo un lungo impoverimento. I moli triestini sono sempre più spogli di navi, l’arsenale chiuso ormai da tempo immemorabile e la desolante incuria del Porto Vecchio che non si riesce a risanare con un Progetto di vera ristrutturazione. Come in un sogno mi vedo in uno studio ampio e vuoto proprio in quegli edifici del Porto Vecchio a scrutare la luce che viene sempre da Est. Un Porto che diventa volano di lancio per l’economia e per l’arte. E come in un film mi scorrono davanti agli occhi i ritratti dei ricchi borghesi esposti al Museo del barone Revoltella, anche lui uomo arricchito grazie ai ben avviati commerci marittimi, mecenate dell’arte triestina e non solo, uomo di larghe vedute e di aperura…

    Da “ Come fiamma a lungo covata” di D. Bartoli; Luglio Edizioni;2009

    per maggiori informazioni: http://www.donatellabartoli.com

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