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Crosera

    Silvio Crosera

    Nato a Jesolo (Venezia) nel 1954 psicologo/psicoterapeuta con uno studio a Treviso.
    Ha pubblicato una ventina di titoli sugli argomenti della Comunicazione, Autostima, Metodo di studio, Saggi sull’età evolutiva e altro ancora.
    Suona una manciata di strumenti ed ha sempre curato la fotografia e l’espressione pittorica attraverso forme e materiali diversi.


    Solo recentemente ha deciso di esporre i suoi lavori nei quali il colore domina sul segno e sulla forma.

    Opere intuitive quelle di Crosera, fatte di impulso, passate attraverso il movimento e sbattute in prima pagina senza tante moine.

    Anche in musica, Silvio si esprime con impeto, improvvisando (vedi YouTube). Ne è un esempio la serie Passività Positiva (P+): una quarantina di Cantate di stile lontanamente bachiano che hanno visto la luce attraverso le voci del pianoforte elettronico.
    Le Polaroid sono la sua passione in fotografia, anche qui: mordi e fuggi.
    Spesso è il nonsenso a farla da padrone giacche molte sono le situazioni che l’uomo vive in cui l’analisi incontra limiti e limitazioni.

    Più di venti libri pubblicati offrono a chi vuole vedere dell’altro, uno scorcio di saggistica psicologica e di self help o crescita personale.
    Sul versante poetico le Poetryne (componimenti liberi in sestine) accompagnano il lettore nei jazz Club di mezzo mondo dove Silvio ha incontrato tante anime del Blues. La traduzione dall’italiano all’inglese è appena stata completata e prossimamente uscirà in libreria.

    Che dire ancora?
    I libri d’artista con i quali ha partecipato a mostre dedicate sui quali fa convergere parole e segni come nel caso de “I Morandini” libretti illustrati con vasi che richiamano quelli del grande pittore bolognese. In modo irriverente i vasi di Crosera ci portano a spasso sulle ali della creatività, dell’invenzione e della fantasia a tutto campo.
    Le ballerine spogliate del tutù si allenano sulle punte inventando passi nuovi. La serie DANZA ci porta ai confini del movimento e della musica per offrire uno spettacolo fatto più di assenza che di presenza scenica.

    Alle figurine manca la testa: non serve!
    Dopo il soggiorno ad Hong Kong le ballerine-segno grafico si spostano nel territorio dei pittogrammi dove non occorre saper leggere.
    È sufficiente guardare e girare le pagine.

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